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Conoscere Lenola
Il Santuario di S. Maria del Colle,che venne aperto l'8 settembre 1610; nel 1615 venne disposto che l'annuale e solenne festa di ricordo fosse definitivamente stabilita il 15 settembre e, da allora, quell'appuntamento è sempre fortemente sentito, non solo dalla popolazione lenolese, ma anche da quella dei paesi del circondario. La chiesa venne poi arricchita di nuovi elementi sia architettonici, sia di arredo.
Visita virtuale del santuario: Esterno ed Interno
La chiesa di S. Maria Maggiore costruita verso i primi anni del XVI secolo, quando per il continuo incremento demografico si rese insufficiente la vecchia chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista, e fu consacrata nel 1602. Nel corso dei secoli S. Maria Maggiore ha subito notevoli trasformazioni di cui quelle più importanti risalgono alla fine del XVI secolo.
L'interno è articolato su tre navate divise da pilastri rettangolari. Le due navate laterali, coperte con volte a crociera, terminano con delle absidi decorate con stucchi, mentre l'abside centrale, soprelevato rispetto al piano della navata, ospita un altare in marmi policromi dietro al quale si sviluppa un presbiterio, nel quale si trova un coro ligneo, proveniente dal distrutto monastero di S. Magno di Fondi. Il coro, di pregevole fattura, databile alla fine del XVII secolo, è costituito da un inginocchiatoio continuo delimitato da balaustre sagomate. I sedili e le spalliere sono suddivise da braccioli sagomati e lesene decorate con motivi vegetali. Tra gli arredi sacri più importanti si conservano, nella navata, un quadro dedicato alla Madonna della Civita e quello della Vergine con le anime del Purgatorio, nella parte sottostante, il campanile una pregevole fonte battesimale del XVII secolo e nella navata sinistra, dalla quale si accede alla sacrestia, un paliotto posto sotto l'altare della cappella laterale.
L'esterno è caratterizzato dal campanile, restaurato nel 1986, che si eleva su un fornice ad archi ogivali, e da una scala a doppia rampa, che collega l'atrio della chiesa alla piazza sottostante. La facciata presenta ampi tratti del paramento realizzato in pietra a vista.
La chiesa di San Giovanni Evangelista, situata su un lato del castello, ha origini molto antiche. Essa è documentata sin dal XIII secolo e fu parrocchia fino al 1574. Nel corso dei secoli ha subito notevoli trasformazioni che ne hanno alterato il primitivo impianto, mentre i recenti restauri hanno riportato alla luce alcuni paramenti originari.
L'interno si articola su una sola navata con archi addossati alle pareti laterali, sul lato destro si accede ad una piccola sacrestia ed al campanile. Tra gli arredi più importanti si conserva un affresco risalente alla fine del XV secolo; esso raffigura la Madonna in trono che regge Gesù sulla sinistra ed un fiore sulla destra, con ai lati S. Rocco e S. Andrea. L'altare centrale aveva, nella parte superiore, una tela raffigurante, nella parte centrale, S. Giovanni Evangelista nell'atto di spiegare il Vangelo a S. Rocco, mentre, nella sinistra, è raffigurato S. Giacomo. Il quadro, di pregevole fattura e risalente alla prima metà del '500, è stato recentemente restaurato e trasportato nel municipio. Sull'altro altare è collocata una tela, anch'essa risalente al '500, che raffigura la Madonna che porge il Bambino a S. Anna.
L'esterno è caratterizzato da un portale in pietra, posto al termine di una piccola scala, sovrastato da una lunetta e da una finestra tonda. La facciata termina con un timpano triangolare.
Sulla destra della chiesa si eleva il campanile, articolato su due livelli e terminante con una cuspide ottagonale. I recenti restauri hanno evidenziato i paramenti murari che presentano conci squadrati negli angoli e nelle bucature di porte e finestre.
Il Castello Baronale
Fu edificato nell’alto medioevo sulla parte più alta del paese, da dove i nobili potevano dominare tutto il paese e protetti da eventuali attacchi nemici. Comprendeva, come ogni castello feudale, numerosi locali che si articolavano in diversi piani, adibiti alle diverse funzioni della vita di corte.
L’elemento caratterizzante è rappresentato da una torre, che si sviluppava in quattro piani sovrapposti con una copertura, da dove era possibile avere una ottima visuale sui dintorni.
Le abitazioni che sorgevano intorno al castello furono cinte di mura che si osservano ancora oggi a dimostrare l’antico perimetro della città. Tra le mura furono inglobate varie torri di cui ne resta integra, o quasi, una sola, incorporata nell’edificio del municipio.
Si racconta che nel 1534 ospitò la contessa di Fondi Giulia Gonzaga fuggita dal suo palazzo per sottrarsi al tentativo di rapimento del corsaro Kair-ed-din, detto il Barbarossa, che voleva farne dono al sultano ottomano Solimano il Magnifico.
Buono è il suo stato di conservazione.
Diventato proprietà privata, è adibito a civile abitazione dopo essere stato parzialmente restaurato.
Chiesa di San Rocco, fu realizzata nel 1527 e dedicata originariamente a Santa Maria degli Angeli e successivamente dai devoti fu intitolata a San Rocco. Risulta ubicata nei pressi della Piazza Colonello Pandozzi.
Chiesa di San Biagio, dedicata a San Biagio vescovo di Sebaste, in Armenia (Asia Minore). Risulta ubicata all'inizio di via Santa Croce nei pressi della Piazza Lago. Di proprietà privata risulta aperta al pubblico in occasione della festività del santo ovvero il 3 di febbraio. Il martire viene invocato contro i dolori e le malattie della gola, a seguito dell'episodio in cui il martire, mentre veniva portato a morire dai Romani per non aver rinnegato la propria fede, guarì un bambino che stava per soffocare a causa di una lisca di pesce.
Durante la celebrazione liturgica i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli con olio.
Chiesa di San Bernardo, situata nella frazione Vallebernardo, fu aperta al culto nel 1956. Per la sua realizzazione si deve molto all'opera dell'allora parroco Monsignor Francesco Musella che, deciso a dare ai numerosi abitanti della zona una casa di preghiera, riuscì ad ottenere un contributo dal Fondo per il Culto, il cui direttore era l'illustre concittadino Dott. Gregorio Notarianni. Con la partecipazione dei fedeli, fu possibile l'ampliamento della chiesa, il completamento del campanile e la costruzione dei vani adibiti a sacrestia. E' composta da un'unica navata con un altare centrale.
Resti chiesa della Benigne Grazie, ubicata in località le "Camminate", fu edificata sul sito dove sorgeva il pagano "tempio della Pace", costruito in epoca romana lungo la via Consolare che univa, passando molto vicino a Inola, la via Appia alla via Latina, antica strada romana che dalla capitale, staccandosi dalla Tuscolana, attraversava Anagni, Frosinone e Cassino per raggiungere Capua, ove si univa alla via Appia. Nel 912 fu dedicata alla "Madonna delle Benigne Grazie" e sotto questo nome la chiesa esiste tuttora, anche se in stato di totale degrado ed abbandono.
Resti chiesa della Madonna del Latte, si trovano nella omonima località a circa 2 Km. dal centro di Lenola. Secondo le testimonianze, che si rifanno ad una cronologia del magistrato romano Bartolo, la chiesa sorse su un tempio pagano costruito dai profughi di Amicle qui rifugiatisi e dedicato ad Apollo. Nel 587 d.C., Andrea, Vescovo di Fondi, della cui diocesi faceva parte anche Lenola, fece demolire questo tempio e vi fece innalzare una nicchia dove collocò l’immagine della Madonna. In seguito la nicchia fu trasformata in una chiesetta chiamata “Madonna del Latte”.Il nome deriva da una tela che copriva un affresco raffigurante la Vergine che allattava il Bambino. Secondo la tradizione, le mamme che non potevano più allattare i loro figli si recavano in questa chiesa con una grossa pietra in testa, in segno di umiltà, e, raschiando con un dito l’intonaco dall’affresco lo mangiavano chiedendo alla Vergine di riavere il latte. La chiesa è di modeste dimensioni e si sviluppa in due piani: piano terra per il culto e piano rialzato adibito ad abitazione del sacerdote.E’ stata da sempre custodita da un eremita. L’ultimo è stato un certo Tullio Gaetano, morto nel 1944 a 84 anni.
Resti della Chiesa di S. Croce, fatta costruire dal magistrato romano Bartolo, convertitosi al Cristianesimo, forse sui resti di un tempio pagano, abbastanza lontano dal centro abitato, nella località omonima, probabilmente perché lì si erano svolti i massacri dei Cristiani durante la persecuzione di Decio (249 251). Ciò potrebbe giustificare il fatto che la sua ubicazione non rispetta la tradizione occidentale, molto in uso a quei tempi, che voleva le chiese orientate sull'asse est-ovest, cioè seguendo il percorso del sole, cioè la luce. Fu la chiesa più grande di Lenola fino al 1574 quando fu costruita quella di Santa Maria Maggiore
I privati, approfittando dell'apatia delle Autorità civili e religiose, hanno continuato lo scempio: le benemerenze storiche e religiose di una chiesa frequentata per secoli, attiva fino a qualche decennio prima dell'abbattimento, non sono valse ad evitarlo. Molte volte non è solo il trascorrere del tempo a distruggere un monumento, bensì l'incuria e la sfacciataggine di persone che non sanno guardare indietro né, tanto meno, avanti con coscienza.
Il Castrum Ambrifi che sorge sulla sommità dell'omonima collina, poco lontano dalla strada provinciale Lenola-Pastena.
Recenti prospezioni archeologiche hanno parzialmente portato alla luce tracce del primitivo impianto che risale al periodo medievale. La fortificazione sorse su un sito frequentato già in epoca romana come testimoniato dagli sporadici rinvenimenti e dai reperti venuti alla luce durante le prospezioni archeologiche.
La cinta muraria si sviluppa per una lunghezza di oltre 400 metri e si conserva per un altezza intorno ai 3 metri. Ha un andamento a forma ellittica che racchiude la cima del colle delimitando un'area di circa 13000 mq. Tra le strutture superstiti s'individua una torre quadrata, che si eleva per un'altezza di m 7 circa, caratterizzata da un paramento in pietra, con i conci angolari squadrati. Questa struttura è da mettere in relazione al castello che occupava la parte più alta, quella nord-ovest, del perimetro fortificato, immediatamente a ridosso della chiesa.
Dall’abitato di Lenola si percorre la S.S. 637 in direzione di Vallecorsa-Pastena. Dopo due chilometri si incontra un bivio: si prende in direzione Pastena e dopo 4,4 chilometri si incontra un bivio sulla sinistra. Per chi proviene da Pastena troverà il bivio sulla destra dopo circa 4 chilometri dall’uscita del paese. Si imbocca così la stradina, asfaltata solo a tratti e, percorsi circa 800 metri si giunge ad alcune radure dove si può parcheggiare. Nella recinzione che costeggia la strada, sulla sinistra si apre un varco e da lì, senza via obbligata si raggiungono le rovine di Ambrifi. Purtroppo, oltre la sua posizione, la visita risulta un po’ complessa anche a causa della natura del terreno su cui sorgono le rovine. Con un po’ di attenzione comunque si possono ammirare le rovine da vicino senza incorrere in spiacevoli incidenti. Le rovine di Ambrifi, o come veniva chiamato in passato Castrum de Ambrise, sorgono su una collina a 640 metri di altezza tra i paesi di Lenola e Pastena. Recenti scavi hanno portato alla luce il primo nucleo abitato risalente al periodo medievale e alcune strutture che fanno pensare ad un preesistente insediamento romano. La presenza del castrum è testimoniata per la prima volta in un documento risalente all’anno 1072. La sua cinta di mura, di forma ellittica, si estende per più di 400 metri e racchiude un’area di circa 13000 metri quadrati. Nei punti più alti raggiunge anche i 3 metri di altezza e al suo interno sorgono, oltre le fondamenta di numerose abitazioni, anche una torre a base quadrata di circa 7 metri di altezza che presenta un paramento in pietra e agli angoli dei conci squadrati e i ruderi della Chiesa della Madonna de Ambrise. Il castello, di cui è rimasta solo la torre, era posto nel lato nord-occidentale dell’antico abitato da dove si poteva tenere sotto controllo tutta l’altura e la valle sottostante. La chiesa, edificata nei pressi del castello, era ad una sola navata e presentava un abside semicircolare. Purtroppo anche di questa struttura rimangono solo le rovine anche se quello che ci è pervenuto da un’idea abbastanza chiara di come doveva apparire nel pieno delle sue funzioni. Non sappiamo di preciso perché il Castrum Ambrifi, altro nome con cui veniva chiamata la località, venne abbandonato. I documenti ci dicono solo che l’inizio dello spopolamento avvenne a soli quattro secoli dalla sua fondazione, all’incirca nel 1479. Forse le cause che lo hanno determinato sono da ritrovare nelle continue e feroci lotte che si erano scatenate tra le opposte fazioni del territorio di Fondi proprio sul finire del XV secolo.
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